Cimitero monumentale di Genova Staglieno
tra arte, degrado ed istituzioni incompetenti


La venditrice di noccioline (foto di Claudia Dani)

La venditrice di noccioline
(foto di Claudia Dani)

In questi giorni ricorre la commemorazione dei defunti.

Quando ero bambino, almeno un paio di volte l’anno, mi recavo al Cimitero Monumentale di Staglieno insieme a mio padre.

Oltre alla rituale visita alla tomba di famiglia dove riposano gli avi, ci inerpicavamo per i romantici sentieri a visitare le meraviglie architettoniche di quel luogo magico.

Ricordo con commozione l’ammirazione nei confronti di papà mentre mi raccontava la storia della statua di Caterina Campodonico, la venditrice noccioline che aveva messo da parte i risparmi di una vita per potersi permettere quella tomba con la quale è entrata nella nostra storia.

“A forza di vendere collane di noccioline e dolci all’Acquasanta, al Garbo, a san Cipriano, con vento e sole, con acqua giù a secchi, alla mia vecchiaia per assicurarmi un pane; fra i pochi soldi, mi ammucchiavo quelli per tramandarmi al tempo più lontano, mentre son viva, da vera abitante di Portoria: Caterina Campodonico (la Paesana) -1881- da questa mia memoria, se vi piace, voialtri che passate, pregatemi pace.”

(ringrazio la giornalista Claudia Dani per la gentile concessione della foto)

Con il passare degli anni, questa pratica che ricordo con emozione, si è diradata nel tempo fino ad uscire totalmente dalle nostre abitudini familiari e personali.

Sono decenni che non varco l’immenso cancello malgrado viva a pochissima distanza dallo stesso.

Alcuni mesi fa ho incontrato un carissimo amico restauratore il quale mi ha informato delle pietose condizioni di degrado in cui riversano le statue ed i monumenti funerari di quello che Wikipedia definisce uno dei cimiteri monumentali più importanti d’Europa.

Mi sono ripromesso quindi di recarmi in pellegrinaggio a trovare i miei cari defunti approfittando delle festività.

Nel frattempo segnalo un curioso aneddoto in merito:

Il sito  www.staglieno.eu è intestato e gestito da Thomas Krüger, un fotografo tedesco mentre www.staglieno.com all’ American Friends of Italian Monumental Sculpture; nessuno dei due quindi di proprietà del Comune di Genova il quale si limita a fornire sul suo “portale” un accozzaglia di informazioni non aggiornate e di pessima navigazione, ennesima dimostrazione dell’incompetente e disattenta gestione amministrativa di coloro a cui paghiamo le tasse locali.

A proposito della suddetta incompetenza ricevo e condivido una nota dell’amico Mauro riguardante il totale disinteresse delle istituzioni nei confronti di quello che dovrebbe e potrebbe rappresentare un orgoglio cittadino

 

dal sito di Soffoco:

Succedono fatti strani a  Genova quando si parla di patrimonio artistico.
Il primo accade a Staglieno. Ogni cittadino conosce lo stato di profondo degrado di quello che potrebbe essere un importantissimo patrimonio della città.
Sono stati spesi soldi pubblici per istituire una scuola di restauro, ma non si è mai fatta funzionare, anzi sono spariti macchinari preziosissimi pagati con il nostro denaro (Soffoco è in grado di allegare l’elenco). Gli unici corsi che si sono tenuti sono stati puramente teorici e non certo utili per formare persone in grado di intervenire su una statua o una lapide.
Circa un anno fa si è tenuto un convegno proprio presso il cimitero, sponsorizzato da un importante azienda di prodotti di restauro che avrebbe anche finanziato importanti interventi. Il Comune non ha minimamente risposto.
Il Comune di Genova sta rischiando di subire sanzioni dall’Unione Europea per la sua totale inerzia in questo campo, ma tanto quella viene pagata dai cittadini, non dai politici, non si capisce se incompetenti o corrotti.
L’unica risposta che arriva è che si tratta di un settore “istituzionalizzato”. Viene da chiedersi a questo punto: “Che significa istituzionalizzato? Che si deve far andare in malora?”
Ma a Genova non solo non si deve fare nulla, ma non si deve nemmeno parlare di certi argomenti.
Avremmo voluto organizzare un convegno sulla tutela del patrimonio artistico. Dapprima   alcuni personaggi invitati hanno mostrato disponibilità ed entusiasmo, poi si sono tirati indietro. Alcuni non hanno nemmeno avuto l’educazione di rispondere all’invito con un “Scusate, non posso”. Fra questi ci sono giornalisti apparentemente in prima linea per le battaglie ambientaliste e per la tutela del territorio.
Persone più gentili e amiche ci hanno esortato ad essere prudenti. Altre ci hanno ricordato che in campagna elettorale i politici non gradiscono vedersi squadernare sotto il naso i loro fallimenti.
Ma a questo punto sorgono due domande. La prima è: in un paese civile e democratico i giornalisti dovrebbero pungolare i politici e non scrivere solo quello che la maggioranza in carica gradisce.
La seconda è: noi in Italia abbiamo il più grande patrimonio artistico mondiale che, in tempo di crisi economica, potrebbe essere un volano di ripresa. È possibile che sia tabù persino discuterne?
Noi abbiamo nel nostro piccolo già una risposta.  Se le paludate sale dei convegni sono troppo per noi “pezzenti” dell’informazione, andremo in piazza a raccontare ai cittadini direttamente.
Alla faccia di chi ci vuole imporre un’omertà che non è nel nostro codice morale e fa solo il male del nostro già malconcio paese.

Cosa ne pensi?