Lettera aperta del Senatore Enrico Musso alla Signora Sindaco di Genova Marta Vincenzi


Enrico Musso

Enrico Musso

Gentile Signora Sindaco

con un decreto del 5 agosto, il Ministro dell’Interno – dopo il “pacchetto sicurezza” convertito in legge il 24 luglio con il voto contrario delle sinistre tutte – ha finalmente fornito ai sindaci ampi poteri contro le attività che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana. I sindaci potranno prevenire e contrastare lo spaccio, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio con minori, la violenza legata all’abuso di alcool. Potranno intervenire contro il danneggiamento del patrimonio pubblico, l’incuria e l’occupazione abusiva di immobili, l’abusivismo commerciale e l’illecita occupazione del suolo pubblico.

Il dibattito sulla sicurezza in città è da tempo in primo piano. Delle mie proposte come candidato sindaco Lei ha accolto solo l’istituzione dell’assessorato alla sicurezza (non le chiederò il copyright), ma ha poi lamentato più volte, anche per bocca del pur bravo e serio assessore Scidone, la mancanza di poteri dei sindaci e delle amministrazioni comunali di fronte ai fenomeni criminosi.

La notizia è che ora questi poteri li ha. Secondo alcuni quotidiani, Lei sta già preparando due ordinanze che limiterebbero gli orari di apertura degli esercizi pubblici (e/o vieterebbero la vendita di bevande da asporto in bottiglie di vetro o in lattine) nel Centro Storico e a Sampierdarena. Di più preciso non si sa niente: ai consiglieri comunali non è arrivata neppure una mail, le ordinanze non sono nel sito del Comune, e pare non fossero all’ordine del giorno della giunta al termine della quale è stato dato l’annuncio. Ma pazienza, è un passo nella giusta direzione.

Marta Vincenzi

Marta Vincenzi

Ci sarebbero però, se permette, alcune altre cosette. Prostituzione di strada sotto gli occhi di tutti, anche in pieno giorno a 20 (venti) metri da Palazzo Tursi. Accattonaggio con bambini e neonati. Bivacchi di giovani ubriachi con cani al seguito nelle strade centrali. Interi mercati abusivi di merci rubate e contraffatte, anche nel cuore della città (Caricamento, Acquario, Corso Italia). Occupazione abusiva di immobili, persino del Comune e con il consenso di quest’ultimo verso “okkupanti” politicamente in sintonia.

Lei ha tenuto a precisare che, cito, “non le piace un decreto che vieta per legge le cose che danno fastidio ai cittadini per bene”. Vede, sono quelli che Lei chiama, con una punta di disprezzo, i “cittadini per bene”, che l’hanno eletta. Magari a stretta maggioranza, ma l’hanno eletta. E lei è “la sindaco di tutti”, se ricordo bene il suo slogan. Qui siamo di fronte alla quotidiana violazione delle più elementari regole di convivenza civile che non un circolo di bacchettoni vittoriani, ma una comunità urbana “normale”, anche piuttosto tollerante, tende a darsi.

Dice che preferisce “misure morbide”. Non saprei darle torto, anch’io detesto la violenza. Anche quella subita, però. Dice che l’insicurezza è solo “percepita”, come se i Genovesi fossero visionari affetti da manie di persecuzione. Dice che secondo le statistiche i reati a Genova sono in calo. Sarà. Le statistiche, se è per questo, danno i reati in calo in tutta Italia. E Genova – secondo le stesse statistiche – resta quarta in Italia per numero di reati pro capite. E le statistiche non tengono conto di quello che la gente non denuncia nemmeno più. “Non siamo nel Bronx”, è la parola d’ordine dell’amministrazione. Sarà, ma non siamo nemmeno a Oslo.

E poi c’è il capolavoro dei soldati. “Esercito? No grazie! Genova non ne ha bisogno”, ha risposto con superiorità al Ministro della Difesa, che ironizza: “Chi non vuole i soldati per le strade? I ladri, i delinquenti, e il sindaco di Genova”. Lei forse sarà “onorata di non volerli”. Genova un po’ meno. “La città dei diritti”, come ha voluto sottolineare con una settimana di manifestazioni effimere, aperte dal cosiddetto accordo sulla moschea. Genova dei diritti per tutti, del diritto a tutto. Vede, Sindaco, molti conoscono un solo modo per costruire i propri diritti, ed è quello di fare ogni giorno il proprio dovere. Il diritto di essere aiutati dalla comunità, per dire, discende dal dovere di rispettarla, e di rispettare le regole di convivenza civile che essa democraticamente si è data.

È l’ora dei doveri. Lei non ha molte simpatie per il governo e il ministro dell’interno in carica. È un suo diritto. Ma come sindaco è un suo dovere usare tutti gli strumenti che proprio costoro Le mettono a disposizione. Se questa misura fosse arrivata dal governo Prodi e dal ministro Amato l’avrebbe forse gradita di più. Ma è andata così, se ne faccia una ragione. Noi, signora sindaco, non faremo della sicurezza un argomento di lotta politica. Se vorrà e saprà cogliere questa opportunità, saremo con Lei.

Enrico Musso

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