Farmaci cannabinoidi nella terapia del dolore:
qualcosa si muove in Toscana e in altre regioni


approvazione della legge  per l'utilizzo della cannabis terapeutica

approvazione legge utilizzo della cannabis terapeutica

In questi mesi si è parlato molto dell’uso della Cannabis medica nella terapia del dolore e nella cura di numerose malattie.
Alcune regioni italiane hanno approvato leggi che danno di fatto il via alla sperimentazione all’interno degli istituti sanitari.
Purtroppo tale rivoluzionaria conquista viene ostacolata da uno dei tanti controsensi all’italiana.

Nella nostra nazione, infatti, la produzione di canapa è praticamente vietata ed i farmaci preparati con la pianta “proibita” non sono ancora presenti sul mercato locale.
Questa reticenza proibizionista costringe le strutture ospedaliere che intendono adottare i suddetti trattamenti ad acquistare i farmaci all’estero, con il conseguente sovrapprezzo dovuto all’importazione ed alle spese burocratiche annesse.

La Marijuana, pianta generosa, che cresce senza alcuna difficoltà, può essere interamente sfruttata dalla radice alle cime fiorite e ciascuna parte consente uno specifico impiego; da quello tessile a quello alimentare.

Esistono migliaia di specie differenti, alcune delle quali sono state create tramite accurati incroci appositamente a scopo medicamentoso,  come confermano siti specializzati nella vendita di semi come questo.

A sostegno di una totale revisione delle leggi in merito attualmente in vigore, il consigliere regionale della Toscana Enzo Brogi (PD)  ha presentato una proposta di legge.
Nel documento si parla non solo della oramai dimostrata efficacia dell’assunzione del TetraIdroCannabinolo nella cura di cancro, sclerosi multipla e simili, ma viene affrontato l’aspetto controverso del reperimento dei farmaci stessi.

‘Attualmente in Italia acquistiamo i farmaci importandoli dall’estero a un prezzo elevato – sottolinea Brogi – Allo stesso tempo, a Rovigo, un istituto pubblico, il Centro di ricerca per le colture industriali (CRA), sottoposto a rigorosi controlli e con l’autorizzazione del ministero della Salute, coltiva cannabis a scopo di ricerca, ma dato che in Italia nessuno e’ autorizzato alla produzione e commercializzazione dei farmaci cannabinoidi, le piante coltivate a Rovigo vengono bruciate.
Tutto questo mentre in Toscana, a Firenze, c’e’ un altro istituto statale, lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, che tra l’altro attraversa una fase di difficolta’, che potrebbe utilizzarle per produrre i farmaci’. Secondo il consigliere toscano, cio’ ‘permetterebbe di evitare le procedure per l’importazione e un notevole risparmio per l’approvvigionamento.

La mancata presenza di questi farmaci sul mercato, secondo Brogi, ha la conseguenza che solo poche decine di persone riescono a farne uso, mentre molte altre ’sono costrette a ricorrere al mercato clandestino o all’autoproduzione, con conseguenti rischi di legalita’ e qualita”. Dalla Toscana, prima Regione in Italia a regolamentare per legge l’uso e l’accesso ai cannabinoidi, parte la sollecitazione a fare un ulteriore passo in avanti per la loro produzione. FONTE : www.enjoint.info

 

Qualcosa in Italia quindi si muove, anche se naturalmente le case farmaceutiche da sempre cercano di ostacolare l’avanzata della medicina naturale, in certi casi equiparabile se non superiore a quella “tradizionale”; il termine “tradizionale” in questo caso è quanto mai inopportuno, considerato che nella nostra tradizione si annoverano rimedi basati sulla fitoterapia e non certo sulla chimica.
Nel programma di Brogi, espresso sul suo sito (che consiglio vivamente di visitare), si parla dell’opportunità di estendere questa visione libertaria, garantista e tutelante  a livello nazionale, attraverso la sensibilizzazione di deputati e senatori.
A prescindere dagli orientamenti politici, credo che sia giunto il momento di dire basta allo strapotere delle multinazionali del farmaco, e di concludere l’inquisitorio atteggiamento ostile ed oscurantista verso la Canapa ed i suoi derivati, dettato da ignoranza, superficialità e in molti casi persino malafede.
Buon lavoro Brogi e grazie per questo impegno civile così difficile da portare avanti.

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